Quest’anno la Collezione Peggy Guggenheim presenta un articolato progetto espositivo con tre preziose mostre che rendono omaggio ai fratelli Jackson e Charles Pollock. Nell’anno di Expo Milano 2015, in un momento in cui non solo Milano, ma l’Italia intera è al centro dell’attenzione mondiale, la Collezione Peggy Guggenheim offre la possibilità unica di avvicinarsi al cuore pulsante dell’Espressionismo astratto americano grazie ad un’anteprima europea unica.

Dal 23 aprile è possibile ammirare la prima retrospettiva mai dedicata al lavoro di Charles Pollock e il grande Murale di Jackson Pollock, che per la prima volta ha attraversato l’oceano per approdare in laguna, centro focale della mostra Jackson Pollock, Murale. Energia resa visibile. L’anno dedicato ai Pollock ha preso il via il 14 febbraio, quando è stato presentato “Viaggio all’interno della materia. Alchimia”: questo capolavoro indiscusso di Jackson Pollock, è “tornato a casa” dopo oltre un anno di permanenza all’Opificio delle Pietre dure di Firenze.

Tre esposizioni, tre percorsi allestitivi, tre momenti unici e sorprendenti, che affondano le proprie radici filologiche a New York, agli inizi degli anni ’40, quando Peggy apre la sua galleria-museo Art of This Century. Qui espone gli artisti della scuola di New York, quelli che saranno gli espressionisti astratti americani, tra cui Peggy riconosce il genio assoluto di Jackson Pollock. Affascinata dal suo talento, lo sostiene e promuove il suo lavoro, influenzando così le tendenze della nuova arte americana e internazionale, e il corso della storia dell’arte del XX secolo. Nel 1943, per il suo appartamento newyorkese, Peggy commissiona al giovane artista americano un enorme Murale, l’opera più grande che Jackson Pollock abbia mai realizzato. In breve tempo l’evoluzione della pittura di Pollock, attraverso la tecnica del dripping, sconvolgerà i canoni a cui gli occhi dei collezionisti e del pubblico erano stati abituati fino ad allora. Con il suo arrivo a Venezia a fine anni ‘40, Peggy porta con sé le opere di Pollock e la consapevolezza di aver esportato un’assoluta novità artistica.

“Peggy riteneva che aver lanciato la carriera di Jackson Pollock fosse il più grande risultato della sua vita” – Lee Krasner

14 febbraio 2015. Dopo oltre un anno di assenza e dopo essere stato oggetto di un importante progetto di studio e conservazione presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze Alchimia torna alla Collezione Peggy Guggenheim, a cui appartiene, perno centrale della mostra scientifica Alchimia di Jackson Pollock. Viaggio all’interno della materia a cura di Luciano Pensabene Buemi, Conservatore del museo veneziano, e Roberto Bellucci, Funzionario Restauratore Conservatore Opificio delle Pietre Dure, Firenze.

La mostra svela allo spettatore l’esplosione dei colori ritrovati dopo il lungo intervento di pulitura, in una sorprendente riscoperta della celeberrima opera, che viene eccezionalmente esposta, durante il corso dell’esposizione, senza teca protettiva in modo da offrire l’esatta lettura della sua complessa superficie tridimensionale.

Il percorso espositivo guida il visitatore in un viaggio unico e affascinante all’interno del dipinto, della tecnica esecutiva, dell’intervento di restauro, grazie anche a un coinvolgente allestimento multimediale. Video, riproduzioni in 3D, touch-screen, strumenti interattivi, nonché documentazioni e oggetti storici provenienti dalla Pollock-Krasner House and Study Center di Long Island rendono fruibile in modo dettagliato l’opera dell’artista, in tutta la sua matericità e nella sua ampia palette di 19 colori. In passato questo capolavoro poteva sembrare essere stato realizzato senza un piano preciso, attraverso schizzi e colate casuali, ma il lungo intervento di studio e conservazione ha permesso di scoprire un preciso ordine compositivo. Concordo dunque il team coinvolto in questo importantissimo progetto che in un’opera così grande sarebbe stato impossibile ottenere tale risultato in modo del tutto incontrollato. È inoltre stato scoperto che la tela è stata realizzata con 4,6 chilogrammi di materia pittorica, una quantità enorme se paragonata a quella utilizzata per i dipinti antichi e rinascimentali delle stesse dimensioni, che ne contengono in media tra i 200 e 300 grammi.

L’esposizione costituisce il primo, importante risultato di un più ampio progetto di studio e conservazione dedicato a dieci opere di Jackson Pollock, realizzate tra il 1942 e il 1947, oggi di proprietà Collezione Peggy Guggenheim. Le tele vennero acquisite dalla stessa Peggy Guggenheim, mecenate dell’artista americano, che espose nella propria galleria newyorkese Art of This Century nel corso degli anni ’40. Nell’ambito di questo progetto Alchimia è stata trasferita lo scorso dicembre nel Laboratorio Dipinti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, per un attento studio analitico e intervento di conservazione. Qui, nel corso del 2014, è stato esaminato ogni aspetto tecnico del dipinto da un team di oltre cinquanta persone, tra studiosi, scienziati e conservatori, provenienti da diversi istituti scientifici italiani impegnati nel campo della conservazione dei beni culturali, che ha lavorato incessantemente sull’opera, con l’entusiasmo di chi per la prima volta si avvicina a un capolavoro d’arte moderna del ‘900 di queste dimensioni. L’intervento è stato eseguito da Luciano Pensabene Buemi, Conservatore della Collezione Peggy Guggenheim in collaborazione con Francesca Bettini, restauratore Settore Dipinti dell’Opificio delle Pietre Dure. Fondamentale il contributo di Carol Stringari Deputy-director e Chief Conservator della Fondazione Guggenheim di New York, e di Gillian Mc Millan, Associate Chief Conservator for theCollection, Museo Guggenheim, così come quello, altrettanto prezioso, del LaboratorioDipinti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

PHOTO CREDITS

In copertina:
PH Francesca Bottazzin

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Jackson Pollock, Alchimia (Alchemy), 1947, olio, pittura d’alluminio (e smalto?) e spago su tela, 114,6 x 221,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 

Jackson Pollock, Alchemy, 1947. Oil, aluminum (and enamel?) paint, and string on canvas, 114.6 x 221.3 cm. Peggy Guggenheim Collection, Venice

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Alchimia all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Foto Opificio delle Pietre Dure
Alchemy at the Opificio delle Pietre Dure, Florence. Photo Opificio delle Pietre Dure

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